Diaconato
Cosa è il diaconato
Il fondamento: Cristo, e Cristo servo.
Non si può parlare del diaconato, così come di ogni altro aspetto della vita cristiana, senza fare un esplicito riferimento a Gesù Cristo e al suo vangelo. Egli, nella predicazione del Regno, ci dà una fisionomia del discepolo: colui che nel rapporto con gli altri non assume un atteggiamento di dominatore ma di servo (diakonos).
La "ratio": il servizio.
L'apostolo Paolo parla, nelle sue lettere, di questo ministero (Fil. 1,1-2) e fornisce alcune istruzioni sullo stile di vita dei diaconi e sul discernimento necessario per la loro assunzione nel ministero: è"I diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino ne avidi di guadagno disonesto, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù "(1Tm 3,8-10,12.13). òI primi passi nel servizio: un servizio pi"ù pieno. "Ai sette, chiamati inizialmente per il servizio delle povertà, viene immediatamente indicata la via di una espansione e varietà del loro ministero, come ci conferma il testo stesso degli Atti degli Apostoli, sia per quanto riguarda il ministero di Stefano (At 7) che per quello di Filippo (At 8). òI primi secoli: lo sviluppo del ministero. èSenz’altro si erano già creati alcuni malintesi nelle comunità, se, verso la fine del 1° secolo, Ignazio di Antiochia dovrà affermare con forza la vera natura del ministero diaconale: "Non sono diaconi ministri di cibi e bevande, ma servitori della Chiesa di Dio" (Trall.11,3). In altri testi li inserisce chiaramente nella struttura del ministero ordinato: "Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, come anche il Vescovo, che è l’immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c’è Chiesa. " (Trall.1,1). In un’altra lettera specifica: " Solleciti a compiere ogni cosa ...con la guida del Vescovo al posto di Dio, dei presbiteri al posto del collegio apostolico e dei diaconi a me carissimi che svolgono il servizio di Gesù Cristo" (Magn. VI, 1). Il primo a chiamare i sette con il nome di diaconi è Ireneo ( + 202 ) nell’opera "Contro le eresie" in cui parla di Stefano come eletto dagli apostoli primo diacono (Adv. Haer. m 12,10). Per diversi secoli il diaconato si sviluppò in modo significativo, lasciando nelle Chiese grandi testimonianze in ogni campo. Basti pensare alle grandi figure che la liturgia continua a consegnarci sia in Oriente che in Occidente: Vincenzo e Lorenzo, Efrem e Romano il Melode. èL’inizio del declino del ministero diaconale. ’Nell’alto medioevo, con la nascita del monachesimo, inizia una decadenza del ministero diaconale vissuto in modo permanente, cioè non finalizzato al grado presbiterale ed episcopale del ministero dell’ordine, anche se la consuetudine perdura per molto tempo ancora. Ad esempio, nella tradizione benedettina, S. Mauro, uno dei primi discepoli di S. Benedetto, è ricordato come diacono anche se esercita l’ufficio di Abate. In seguito soltanto in alcuni casi rimane traccia del vissuto diaconale (per esempio Alcuino, maestro di corte di Carlo Magno, e poi nel 1200 Francesco d’Assisi). àIl Concilio di Trento. "Il concilio di Trento effettuò una riflessione sull’Ordine sacro al quale appartiene il diaconato ed emise un canone che invitava i Vescovi a favorire nelle proprie diocesi il ripristino dell’antica disciplina ecclesiale: "in avvenire detti ministeri siano esercitati solo da coloro che sono costituiti nei rispettivi ordini". Purtroppo il canone non ebbe seguito e il desiderio del concilio di Trento rimase un pio desiderio, salvo rarissime eccezioni. Il diaconato rimase solo una tappa di passaggio verso il presbiterato, quindi un diaconato esclusivamente "transeunte". "L’insufficiente riflessione teologica. La causa della mancata realizzazione del canone tridentino puèò essere ricercata nella debolezza di riflessione teologica sul ministero diaconale, allora ridotto a funzioni liturgiche marginali. Ancora nel codice di diritto canonico del 1917, l’elemento di maggior peso nella configurazione del diacono era la "concionandi facultas", ovvero il potere di predicare. àLa ricchezza del Concilio Vaticano II. "Il diaconato rimase un problema di formazione e di preparazione al presbiterato, e quindi racchiuso nell’ambito dei seminari, fino al Concilio Vaticano II. Vi si arrivò con un grande movimento di riflessione teologica che riguardava anche l’eventuale ripristino del diaconato non transeunte. A questo proposito è utile ricordare alcune espressioni di due importanti teologi che con il loro contributo hanno segnato i lavori dell’assise conciliare: K. Rahner e Yves Congar. Dice il primo "Il diaconato è un vero ufficio facente parte dell’unico Ordine, una carica che può e anche dovrebbe rappresentare per l’uomo una missione stabile e impegnativa per tutta la vita". Padre Congar, a sua volta, riscopre il ruolo del diacono come segno e promotore della diaconia della Chiesa, e come elemento di unione tra liturgia e vita, tra gerarchia e popolo di Dio. Su questa linea anche Paolo VI dirà il 29 settembre 1963, al discorso di apertura della seconda sessione del concilio: "La Chiesa intende esplorare la propria intima essenza per darne la definizione che meglio ci istruisca sulla reale e fondamentale costituzione della Chiesa, e ce ne mostri la sua molteplice e salvifica missione". "Il ripristino del Diaconato. Nella Costituzione è"Lumen Gentium" viene recepita la dottrina sull’Ordine e, al paragrafo 29, si definisce il ripristino del diaconato come grado proprio e permanente del servizio pastorale che la gerarchia assolve nella Chiesa. Veniva infatti specificato al paragrafo 20 che: "i Vescovi assunsero il servizio della comunità con i loro collaboratori, presbiteri e diaconi, presiedendo in luogo di Dio al gregge". Il par. 29 della Lumen Gentium specifica altresì che "in un grado inferiore della gerarchia stanno i Diaconi, ai quali sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il ministero". Questa espressione, che trova origine nelle Costituzioni della chiesa egiziaca, è di difficile traduzione per il significato di "sacerdozio" mutato nel tempo; potrebbe oggi essere tradotta: "non per la presidenza della Eucaristia, ma per il servizio". Nello stesso paragrafo ci sono alcuni riferimenti interessanti, pur nella loro brevità; il primo dei quali riguarda la "grazia sacramentale" e quindi il "carattere" proprio derivante dalla ordinazione. Inoltre viene specificato che le funzioni del Diaconato sono "uffici sommamente necessari alla Chiesa" e questo apre una riflessione sulle funzioni e sul ruolo di supplenza che abitualmente si determina in assenza dei diaconi. ’Un potenziale sviluppo di grande respiro. àAltro testo importante è quello di "Ad Gentes", Cap. 16 .Il decreto infatti chiede che "per l’imposizione delle mani trasmessaci dagli apostoli, possano essere fortificati e più strettamente congiunti all’altare" ... "coloro che già in realtà esercitano il ministero diaconale, perché possano esercitare il loro ministero più efficacemente mediante la grazia sacramentale del diaconato". E il testo presenta come "diaconi di fatto" coloro che: "come catechisti predicano la parola di Dio", "governano comunità cristiane lontane a nome del parroco e del vescovo", "esercitano la carità in opere sociali e caritative" . Quest’indicazione sicuramente è stata una delle più disattese del Concilio; eppure potrebbe creare un grande sviluppo del ministero e aiutare realmente a specificare meglio l’identità del diacono. Si potrebbero aprire nuove ed ampie prospettive: sia nelle terre di missione che nei grandi centri urbani dove il diacono potrebbe essere guida ed animatore di piccole comunità. àLa riflessione teologica del magistero. éLa riflessione teologica e pastorale è proseguita negli anni recenti anche con importanti contributi del magistero. Ricordiamo il documento CEI del 1993 "I diaconi permanenti nella Chiesa in Italia" e i due documenti emessi dalla Congregazione per l’educazione cattolica e dalla Congregazione per il Clero nel 1998: "Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti" e "Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti". àIl Giubileo dei Diaconi. ’L'ultimo importante intervento del magistero è stato il discorso di Giovanni Paolo II, durante il giubileo dei diaconi permanenti nel febbraio 2000, nell’udienza nell’aula Paolo VI alla presenza della venerata insigne reliquia di S. Lorenzo: "Carissimi diaconi.! ... Siate attivi apostoli della nuova Evangelizzazione portate tutti a Cristo! Si dilati, grazie anche al vostro impegno, il suo Regnò nella vostra famiglia, nel vostro ambiente di lavoro, nella parrocchia, nella Diocesi, nel mondo intero! La missione, almeno quanto ad intenzione e passione, deve urgere nel cuore dei sacri ministri e sospingerli fino al dono totale di se. Non arrestatevi davanti a nulla, proseguite nella fedeltà a Cristo, seguendo l’esempio del diacono Lorenzo, la cui venerata ed insigne reliquia avete voluta qui, per questa occasione. Anche ai nostri tempi non mancano persone che Dio chiama al martirio cruento; molto più numerosi, però, sono i credenti sottoposti al "martirio" dell’incomprensione. Non si turbi il vostro animo per le difficoltà ma, al contrario, cresca nella fiducia in Gesù che ha redento gli uomini mediante il martirio della Croce Cari diaconi inoltriamoci nel nuovo millennio insieme a tutta la Chiesa, che spinge i suoi figli a purificarsi, nel pentimento da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. I primi ad offrire l’esempio non potrebbero non essere i ministri ordinati: Vescovi, Presbiteri Diaconi. Questa purificazione, questo pentimento sono da intendersi soprattutto in riferimento a ciascuno di noi personalmente. Vengono interpellate in primo luogo le nostre coscienze di sacri ministri operanti in questo tempo. Cari Diaconi alcuni di voi sono forse affaticati per gli impegni gravosi, per la frustrazione a seguito di iniziative apostoliche non riuscite, per l’incomprensione di molti. Non perdetevi di coraggio! Abbandonatevi fra le braccia del Cristo: Egli vi ristorerà. Sia questo il vostro Giubileo: un pellegrinaggio di conversione a Gesù." ’Diac. Francesco Mattiocco ’ " In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento tra gli ellenisti verso gli ebrei, perché contattiè - webmasterà - commenti" àIl ministero diaconale in San Paolo.
La prima comunità cristiana: i"sette" chiamati al servizio ordinato.
Nel’esperienza della prima comunitlà cristiana di Gerusalemme gli apostoli, esercitando la loro autorità, associano al loro ministero sette uomini affinché la diaconia sia elemento radicato nella comunità. In questo evento le Chiese, sia ’Oriente che d’Occidente, hanno visto da sempre l’inizio del diaconato come ministero: "In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento tra gli ellenisti verso gli ebrei, perchdé venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: - Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo questo incarico. Noi invece ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola. Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le man" (At 6,1-6).i
Il ministero diaconale in San Paolo.
L'apostolo Paolo parla, nelle sue lettere, di questo ministero (Fil. 1,1-2) e fornisce alcune istruzioni sullo stile di vita dei diaconi e sul discernimento necessario per la loro assunzione nel ministero:"I diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino ne avidi di guadagno disonesto, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perci ò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù"(1Tm 3,8-10,12.13).
I primi passi nel servizio: un servizio più pieno.
Ai sette, chiamati inizialmente per il servizio delle povertà, viene immediatamente indicata la via di una espansione e varietà del loro ministero, come ci conferma il testo stesso degli Atti degli Apostoli, sia per quanto riguarda il ministero di Stefano (At 7) che per quello di Filippo (At 8).
I primi secoli: lo sviluppo del ministero.
Sen’altro si erano gizà creati alcuni malintesi nelle comunità, se, verso la fine del 1° secolo, Ignazio di Antiochia dovrà affermare con forza la vera natura del ministero diaconale:"Non sono diaconi ministri di cibi e bevande, ma servitori della Chiesa di Dio" (Trall.11,3). In altri testi li inserisce chiaramente nella struttura del ministero ordinato: "Similmente tutti rispettino i diaconi come Ges ù Cristo, come anche il Vescovo, che è ’immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c’lè Chiesa." (Trall.1,1). In un’altra lettera specifica: " Solleciti a compiere ogni cosa ...con la guida del Vescovo al posto di Dio, dei presbiteri al posto del collegio apostolico e dei diaconi a me carissimi che svolgono il servizio di Ges ù Crist" (Magn. VI, 1). Il primo a chiamare i sette con il nome di diaconi oè Ireneo ( + 202 ) nel’opera "Contro le eresie" in cui parla di Stefano come eletto dagli apostoli primo diacono (Adv. Haer. m 12,10). Per diversi secoli il diaconato si svilupplò in modo significativo, lasciando nelle Chiese grandi testimonianze in ogni campo. Basti pensare alle grandi figure che la liturgia continua a consegnarci sia in Oriente che in Occidente: Vincenzo e Lorenzo, Efrem e Romano il Melode.
’inizio del declino del ministero diaconale.L
Nel’alto medioevo, con la nascita del monachesimo, inizia una decadenza del ministero diaconale vissuto in modo permanente, ciolè non finalizzato al grado presbiterale ed episcopale del ministero del’ordine, anche se la consuetudine perdura per molto tempo ancora. Ad esempio, nella tradizione benedettina, S. Mauro, uno dei primi discepoli di S. Benedetto, lè ricordato come diacono anche se esercita ’ufficio di Abate. In seguito soltanto in alcuni casi rimane traccia del vissuto diaconale (per esempio Alcuino, maestro di corte di Carlo Magno, e poi nel 1200 Francesco d’Assisi).l
Il Concilio di Trento.
Il concilio di Trento effettuò una riflessione sul’Ordine sacro al quale appartiene il diaconato ed emise un canone che invitava i Vescovi a favorire nelle proprie diocesi il ripristino dell’antica disciplina ecclesiale: "in avvenire detti ministeri siano esercitati solo da coloro che sono costituiti nei rispettivi ordini". Purtroppo il canone non ebbe seguito e il desiderio del concilio di Trento rimase un pio desiderio, salvo rarissime eccezioni. Il diaconato rimase solo una tappa di passaggio verso il presbiterato, quindi un diaconato esclusivamente "transeunte".l
’insufficiente riflessione teologica.L
La causa della mancata realizzazione del canone tridentino può essere ricercata nella debolezza di riflessione teologica sul ministero diaconale, allora ridotto a funzioni liturgiche marginali. Ancora nel codice di diritto canonico del 1917, ’elemento di maggior peso nella configurazione del diacono era la "concionandi facultas", ovvero il potere di predicare.l
La ricchezza del Concilio Vaticano II.
Il diaconato rimase un problema di formazione e di preparazione al presbiterato, e quindi racchiuso nel’ambito dei seminari, fino al Concilio Vaticano II. Vi si arrivlò con un grande movimento di riflessione teologica che riguardava anche ’eventuale ripristino del diaconato non transeunte. A questo proposito lè utile ricordare alcune espressioni di due importanti teologi che con il loro contributo hanno segnato i lavori del’assise conciliare: K. Rahner e Yves Congar. Dice il primo "Il diaconato lè un vero ufficio facente parte del’unico Ordine, una carica che pulò e anche dovrebbe rappresentare per ’uomo una missione stabile e impegnativa per tutta la vita". Padre Congar, a sua volta, riscopre il ruolo del diacono come segno e promotore della diaconia della Chiesa, e come elemento di unione tra liturgia e vita, tra gerarchia e popolo di Dio. Su questa linea anche Paolo VI dirlà il 29 settembre 1963, al discorso di apertura della seconda sessione del concilio:"La Chiesa intende esplorare la propria intima essenza per darne la definizione che meglio ci istruisca sulla reale e fondamentale costituzione della Chiesa, e ce ne mostri la sua molteplice e salvifica missione".
Il ripristino del Diaconato.
Nella Costituzione"Lumen Gentium" viene recepita la dottrina sull’Ordine e, al paragrafo 29, si definisce il ripristino del diaconato come grado proprio e permanente del servizio pastorale che la gerarchia assolve nella Chiesa. Veniva infatti specificato al paragrafo 20 che: "i Vescovi assunsero il servizio della comunit à con i loro collaboratori, presbiteri e diaconi, presiedendo in luogo di Dio al gregg". Il par. 29 della Lumen Gentium specifica altreseì che"in un grado inferiore della gerarchia stanno i Diaconi, ai quali sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il ministero". Questa espressione, che trova origine nelle Costituzioni della chiesa egiziaca, è di difficile traduzione per il significato di"sacerdozio" mutato nel tempo; potrebbe oggi essere tradotta: "non per la presidenza della Eucaristia, ma per il servizio". Nello stesso paragrafo ci sono alcuni riferimenti interessanti, pur nella loro brevit à; il primo dei quali riguarda la"grazia sacramentale" e quindi il "carattere" proprio derivante dalla ordinazione. Inoltre viene specificato che le funzioni del Diaconato sono "uffici sommamente necessari alla Chiesa" e questo apre una riflessione sulle funzioni e sul ruolo di supplenza che abitualmente si determina in assenza dei diaconi.
Un potenziale sviluppo di grande respiro.
Altro testo importante è quello di"Ad Gentes", Cap. 16 .Il decreto infatti chiede che "per l’imposizione delle mani trasmessaci dagli apostoli, possano essere fortificati e pi ù strettamente congiunti al’altare" ... "coloro che gilà in realtà esercitano il ministero diaconale, perché possano esercitare il loro ministero più efficacemente mediante la grazia sacramentale del diaconat". E il testo presenta come "diaconi di fatto" coloro che: "come catechisti predicano la parola di Dio", "governano comunitoà cristiane lontane a nome del parroco e del vescov", "esercitano la caritoà in opere sociali e caritativ" . Quest’indicazione sicuramente eè stata una delle più disattese del Concilio; eppure potrebbe creare un grande sviluppo del ministero e aiutare realmente a specificare meglio ’identitlà del diacono. Si potrebbero aprire nuove ed ampie prospettive: sia nelle terre di missione che nei grandi centri urbani dove il diacono potrebbe essere guida ed animatore di piccole comunità.
La riflessione teologica del magistero.
La riflessione teologica e pastorale è proseguita negli anni recenti anche con importanti contributi del magistero. Ricordiamo il documento CEI del 1993"I diaconi permanenti nella Chiesa in Italia" e i due documenti emessi dalla Congregazione per l’educazione cattolica e dalla Congregazione per il Clero nel 1998: "Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti" e "Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti".
Il Giubileo dei Diaconi.
L'ultimo importante intervento del magistero è stato il discorso di Giovanni Paolo II, durante il giubileo dei diaconi permanenti nel febbraio 2000, nel’udienza nell’aula Paolo VI alla presenza della venerata insigne reliquia di S. Lorenzo: "Carissimi diaconi.! ... Siate attivi apostoli della nuova Evangelizzazione portate tutti a Cristo! Si dilati, grazie anche al vostro impegno, il suo Regnlò nella vostra famiglia, nel vostro ambiente di lavoro, nella parrocchia, nella Diocesi, nel mondo intero! La missione, almeno quanto ad intenzione e passione, deve urgere nel cuore dei sacri ministri e sospingerli fino al dono totale di se. Non arrestatevi davanti a nulla, proseguite nella fedeltà a Cristo, seguendo ’esempio del diacono Lorenzo, la cui venerata ed insigne reliquia avete voluta qui, per questa occasione. Anche ai nostri tempi non mancano persone che Dio chiama al martirio cruento; molto pilù numerosi, però, sono i credenti sottoposti al"martirio" dell’incomprensione. Non si turbi il vostro animo per le difficolt à ma, al contrario, cresca nella fiducia in Gesù che ha redento gli uomini mediante il martirio della Croce Cari diaconi inoltriamoci nel nuovo millennio insieme a tutta la Chiesa, che spinge i suoi figli a purificarsi, nel pentimento da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. I primi ad offrire ’esempio non potrebbero non essere i ministri ordinati: Vescovi, Presbiteri Diaconi. Questa purificazione, questo pentimento sono da intendersi soprattutto in riferimento a ciascuno di noi personalmente. Vengono interpellate in primo luogo le nostre coscienze di sacri ministri operanti in questo tempo. Cari Diaconi alcuni di voi sono forse affaticati per gli impegni gravosi, per la frustrazione a seguito di iniziative apostoliche non riuscite, per l’incomprensione di molti. Non perdetevi di coraggio! Abbandonatevi fra le braccia del Cristo: Egli vi ristorerlà. Sia questo il vostro Giubileo: un pellegrinaggio di conversione a Gesù".
(tratto dal sito del Diaconato di Roma)