Fermati, osserva tutto e e accogli.
Guarda il cielo e guardando lascia che entri fino a riempirti.
 Fermati ancora, cosa provi?

Briciole di Cielo

Meditazione quinta:

formazione spirituale viziata dalla superbia


Preparazione serale

Nella meditazione di domani mi dedicherò ad un lavoro retrospettivo. Risalirò al tempo della mia formazione spirituale. Scruterò i motivi che mi hanno spinto al bene e ricercherò gli influssi esterni che in esso mi hanno forse mantenuto. Metterò da un lato ciò che era puro, disinteressato, animato dalla vista di Dio, e dall'altro ciò che più o meno consapevolmente era alterato dal desiderio della stima e del mio compiacimento.

Considererò:

  1. la realtà di una formazione spirituale viziata dalla superbia;

  2. i segni rivelatori di una tale realtà.

Mio Dio, allontanami da me stesso per mettermi a quella giusta distanza che permette di veder bene; suscita nella memoria quei particolari che possono illuminare le intenzioni e le azioni passate. Se nella formazione della mia vita di pietà c'è stata della superbia, ti prego di farmela conoscere, sentire e detestare.

 

I. La realtà di una formazione spirituale viziata dalla superbia

Ci sono certamente alcuni, numerosi forse, che hanno fatto crescere la loro vita spirituale sotto l'influsso più o meno attivo di un orgoglio inconscio. Sono forse anch'io nel loro numero?

Come! La superbia mi avrebbe aiutato a prendere le abitudini d'una vita pia e virtuosa, e io non me ne sarei accorto? Si, c'è una superbia che si nasconde e non si fa sentire, una superbia di cui forse sono stato vittima inconsapevole.

Certo rilassamento, certa tiepidezza, certe colpe, possono forse dipendere dal fatto che le mie virtù poggiavano, in larga parte, sul fondamento falso e fragile della superbia? O anima mia, stai attenta e prega.

Forse non ho fatto abbastanza attenzione alle conseguenze di questi due dati psicologici:

1. l'uomo è essenzialmente imitatore; 2. l'uomo subisce l'influsso dell'ambiente e vi si adatta. Devo giudicare la mia formazione spirituale tenendo conto di questi due fattori.

Da quali persone sono stato circondato? Quali erano le idee dell'ambiente in cui sono vissuto: famiglia, casa di formazione, seminario, noviziato o altro ambiente? Sicuramente si trattava di persone scelte, e di un ambiente di virtù e di pietà. La vita spirituale vi era tenuta in onore, vi si parlava con ammirazione degli atti eroici dei santi, e si circondavano di venerazione le persone che manifestavano qualche segno di santità. Libri e colloqui concorrevano a sviluppare la felice impressione. Avevo stima di queste cose e invidiavo quelli che mi edificavano.

Erano puri, del tutto puri, i sentimenti che allora mi hanno spronato al bene? Una analisi un po' rigorosa non vi può scoprire qualche impurità? Il desiderio di entrare in un tipo di vita circondato dalla stima generale, non ha forse avuto una larga parte nello slancio che mi ha spinto? La contentezza nel servizio di Dio non risentiva forse del compiacimento di me stesso e soprattutto della coscienza più o meno chiara del posto che prendevo nella stima degli altri? Chi sonderà questo mistero che solo Dio conosce?

La mia stessa umiltà non ha forse subito, almeno in parte, le ispirazioni e gli impulsi di una certa superbia? È perfettamente possibile. In un ambiente virtuoso si stima e si ammira l'umiltà al di sopra di tutto, la si riconosce come la principale virtù dopo la carità. È quasi impossibile non adottarne le forme e le espressioni fino ad una specie di sentimento interno: credersi umili diventa un bisogno.

Una tale umiltà può essere senza dubbio vera, perché quegli influssi ne favoriscono meravigliosamente la crescita. Ma può anche, e assai facilmente, essere più apparente che reale, più fittizia che sincera. Una persona naturalmente orgogliosa scambia facilmente le cose, e dell'umiltà che le cammina davanti, persegue soltanto l'aureola.

Ancora una volta, chi sonderà questo mistero?

 

II.  Segni indicatori di questa realtà

Il divino Maestro ha detto: «Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere» (Mt 7,20). Che frutti ha prodotto la mia formazione spirituale? Passando ad altro ambiente, l'ardore si è forse raffreddato? Il mio zelo per la perfezione, e particolarmente per l'umiltà, è forse scaduto? E in questo stato deplorevole non sono precipitato subito, senza opporre resistenza, senza particolari scosse?

Il nuovo ambiente dimostrava ancora, anche se in proporzione minore, stima e ammirazione per le stesse cose; ma vi regnavano altre idee e aspirazioni diverse. Cosi, troppo fedele alla legge della mia natura fragile, mi sono adattato al nuovo ambiente nella maniera più favorevole all'amor proprio.

Altro segno ugualmente tipico di una formazione spirituale viziata dalla superbia, è l'atteggiamento di fronte alle contraddizioni, agli insuccessi, alle ingiustizie e alle disapprovazioni più o meno patite. Turbamenti, preoccupazioni, tristezze: ecco le tracce di virtù imperfette, basate più o meno sulla superbia. Scoraggiamento profondo, collera, animosità, gelosia, rivolta: ecco gli indizi di una superbia profonda e dominatrice.

La mia era dunque un'umiltà di facciata e i miei sentimenti solamente teorici! Un'umiltà vera e profonda mi avrebbe ispirato la calma e la rassegnazione, e addirittura quella contentezza superiore e quella gioia sublime che provavano gli apostoli oltraggiati per amore di Gesù (cfr At 5,41).

Grazie, mio Dio, di rischiarare il profondo della mia vita. Devo confessarlo? Soffro nel vedermi quale mi rivela la tua luce. Mi chiedo se tutto in me sia da rifare. Forse le mie apparenti virtù sono il semplice effetto dell'ambiente in cui vivo adesso. Che cosa sarei se intorno a me cambiasse tutto: posizione, funzioni, persone?

Al pensiero di questo isolamento morale, sento l'estremo bisogno di nascondermi in Te, come mio unico rifugio. Mio Dio, crea in me uno spirito nuovo, veramente umile.

Dice s. Girolamo: «Dell'umiltà molti ricercano l'ombra, pochi la realtà». Voglio essere nel piccolo numero di costoro.

Copyright - Calogero Di Pasquale - 2015