Briciole Mariane
Maria nel disegno di Dio
Tutto sta a comprendere il disegno della rivelazione, che ci ha aperto «il mistero nascosto nei secoli…, che è Cristo» (cfr. Col 1,26); disegno divino di salvezza per tutta l’umanità, per tutta la storia, che si è posato, con elezione ineffabile, con amore infinito, sopra una Donna privilegiata, la piena di grazia, la benedetta, offrendo alla sua umile e libera accettazione, alla sua umana cooperazione, il compimento del fatto decisivo e ineffabile, ma vero, ma reale, dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Maria è la fonte, Maria è la Madre che introduce Cristo nel mondo. Essa è al centro, è al vertice delle sorti dell’umanità. È lei che rende, per virtù dello Spirito Santo, Cristo nostro fratello. È la «ancilla Domini», la prima collaboratrice della nostra salvezza, mediante l’avvenimento più umano, più nostro che ci autorizza ad avvicinarla con sentimento di umana parentela, la generazione, la maternità: Madre del Corpo di Cristo nella carne, Madre, per solidarietà umana e spirituale, del Corpo mistico di Cristo, che siamo noi, la Chiesa.
La maternità divina di Maria
Secondo pensiero: quello della festività, a cui è dedicato questo primo giorno dell’anno liturgico, la maternità di Maria, Madre di Dio. È come una conclusione, un coronamento del mistero del Natale. Bellissimo, ricchissimo, dolcissimo tema. Quante cose da ricordare, quante da celebrare, quante da godere a questa primizia liturgica, con cui si apre il nostro cammino nel tempo, che ancora ci è concesso di vivere in questa vigilia dell’eternità, che è la vita presente. La persona di Maria, quale nel Vangelo, e quale nel culto cattolico ci è presentata, nel suo profilo immacolato e virgineo, nella sua umiltà e nella sua povertà, nel suo candore così dolce e così umano, così innocente quale in nessun’altra creatura potremmo incontrare, ci è messa davanti dalla liturgia nel suo incomparabile, ineffabile e per noi indispensabile mistero, quello di madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Salvatore. Qui occorre una promessa, un impegno: porteremo con noi, nel nostro pensiero, nella nostra devozione, nella nostra fiducia il pensiero, il culto, l’affezione a Maria Santissima, in ogni giorno dell’anno, come quello di uno «specchio», d’un esemplare d’ogni umana e cristiana virtù, come quello della donna purissima e dolcissima, che si accompagna al nostro faticoso pellegrinaggio, come quello d’una Madre dal cuore così grande d’accogliere in sé la pienezza dell’amore di Cristo, suo Figlio, di Dio Padre, Verbo e Spirito Santo, e poi dell’amore all’umanità, alla Chiesa intera, a ciascuno di noi. Mater pulchrae dilectionis, la chiama la devozione intelligente della Chiesa; non dimentichiamolo più. Maria merita questo nostro filiale interesse; e noi non ne abbiamo che a trarre profitto e speranza.
La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa
Volendo Dio misericordioso e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, «quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, fatto da donna… affinché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4, 4-5). «Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si incarnò per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine» (Credo nella Messa Romana). Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato ed è continuato nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo corpo e nella quale i fedeli che aderiscono a Cristo Capo e sono in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria «innanzi tutto della gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo» (Canone della Messa Romana).
Infatti Maria Vergine la quale all’annunzio dell’Angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera Madre di Dio e Redentore. Redenta in modo sublime in vista dei meriti del Figlio suo e a Lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di Madre del Figlio di Dio, e perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia esimia precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri.
Insieme però è congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza, anzi è «veramente madre delle membra (di Cristo)… perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra». Per questo è stata anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua figura ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità, e la Chiesa Cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.
Perciò il Santo Concilio, mentre espone la dottrina riguardante la Chiesa, nella quale il divino Redentore opera la salute, intende illustrare attentamente sia la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico, sia i doveri degli uomini redenti verso la madre di Dio, madre di Cristo e madre degli uomini, specialmente dei fedeli, pur senza aver in animo di proporre una dottrina esauriente su Maria, né di dirimere questioni dai teologi non ancora pienamente illustrate. Permangono quindi nel loro diritto le sentenze, che nelle scuole cattoliche vengono liberamente proposte circa Colei, che nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi.(Lumen Gentium 52-53-54).
Maria Madre di tutti i viventi
Nel segreto del loro cuore, questi «orfani» non aspirano forse dal fondo di questa società matrigna ad una società materna, ed infine alla maternità religiosa della Madre universale, alla maternità di Maria?
La parola di Cristo in croce: «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19,26-27), non si indirizzava a loro, attraverso san Giovanni: «Madre, ecco i tuoi figli…»?
E non è ad essi che il Signore moribondo diceva: «Figli, ecco la vostra Madre», una madre che vi ama, una madre da amare, una madre al vertice di una società dell’amore?
Madre cioè di Dio e Redentore (LG 53), del Nuovo Adamo nel quale e per il quale tutti gli uomini sono fratelli (cf Rm 8,29), Maria, la Nuova Eva (cf LG 63), diviene così la madre di tutti i viventi (cf LG 56), la nostra madre amantissima (LG 53). Sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, Ella è il modello (LG 63); Ella è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura (LG 68). Qui una nuova visione a noi si presenta e cioè il riflesso della Madonna nella Chiesa, come dice sant’Agostino: Maria «figuram in se sanctæ Ecclesiæ demonstrat», Maria rispecchia in se stessa la figura della Chiesa. Madre del Cristo Re, Principe della Pace (Is 9,6), Maria diviene, per ciò stesso, Regina e Madre della Pace. Il Concilio Vaticano II, enumerando i titoli di Maria, non la separa mai dalla Chiesa.
Così, è la Chiesa, tutta la Chiesa, che deve anch’essa, sull’esempio di Maria vivere sempre più intensamente la propria maternità universale (cf LG 64) nei confronti di tutta la famiglia umana attualmente disumanizzata, perché desacralizzata.
«Madre e Maestra», la Chiesa del Cristo non pretende di costruire la pace del mondo senza di esso o al suo posto, ma, proclamando il Regno di Dio in tutte le nazioni, intende «al tempo stesso svelare all’uomo il senso della sua propria esistenza», sapendo che «chiunque segue Cristo, l’Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo» (GS 41).
Maria Madre della Chiesa
Noi dedichiamo personalmente, direttamente alla Madonna questo nostro «Angelus» festivo, per il fatto che una sua festa, quella della natività di Maria, resta sempre come una sorgente di luce umano–divina sul sentiero del nostro pellegrinaggio nel tempo, nella scena umana, terrestre, come una lampada nell’oscurità.
E per diversi titoli. Il primo è quello della novità. Maria è la nuova Eva. Il tipo (come scriveva sant’Ambrogio) di una umanità perfetta, ricreata secondo il pensiero originale di Dio, tutta bella di una bellezza restituita. Ella splende nel candore immacolato, degno della contemplazione delle anime innocenti o desiderose di una primigenia perfezione, ammirazione senza fine degli artisti, vittoriosa su ogni pessimismo, consolatrice dei miseri, degli afflitti, dei sofferenti.
Poi questa Bambina eccezionale è ornata di incomparabili privilegi, meritevoli della meraviglia degli umanisti e dei santi. Maria nasce, rimane e rifulge immacolata, senza peccato originale, sorgente di bellezza innocente e perpetua, di cui l’umanità avrebbe perduto perfino il concetto senza questo umano, eccezionale e originale privilegio della potenza creatrice di Dio. Umile ed alta più che creatura, Vergine, senza macchia alcuna, Sposa dello Spirito Santo che è l’amore infinito; Madre di Cristo, Figlio del Dio vivente, Dio stesso, che assicura a Maria il titolo più alto che possa essere pensato per una Donna, per la benedetta fra tutte le donne, la «Theotokos» del Concilio di Efeso, la Madre di Dio, perché Dio era il Verbo incarnato nel suo seno. E partecipe, sotto la Croce, dell’immolazione di Cristo per la salvezza del mondo. E poi ancora al Cenacolo, inondata da una profusione di Spirito Santo che farà lievitare il Santissimo Corpo di Maria nell’Assunzione al Cielo.
Di Maria non basta mai la lode; la sua Natività è gaudio per il mondo. Sia gaudio per ciascuno di noi che speriamo e preghiamo di avere questa più che angelica Creatura nostra madre spirituale, come scrisse sant’Agostino, e come nel recente Concilio fu chiamata, Maria Madre della Chiesa.
A Maria Nascente come è scolpito sulla fronte del Duomo di Milano, sia perciò il nostro onore e il nostro amore.
Maria è il tipo dell’umanità glorificata
Quanto al primo aspetto ci sorprende subito il carattere di privilegio: Maria è la sola creatura umana, dopo il Signore suo Figlio Gesù, entrata in Paradiso, anima e corpo, all’epilogo della sua vita terrena. Questa sua eccezionale fortuna ci obbliga ad una fondamentale meditazione teologica che dovrà sempre alimentare ed arricchire la nostra devozione alla Madonna, e cioè alla sua particolarissima relazione con Cristo, relazione che ha comportato una catena gloriosa di grazie singolarissime conferite all’umilissima ancella del Signore (cf Lc 1,38; 1,48), grazie disposte a scala ascendente, vogliamo dire dimostrative di una intenzione divina intenta a modellare in Maria il «tipo d’una umanità nuova predestinata ad una trascendente salvezza» (cf LG VIII), a cominciare dalle due miracolose concezioni, di cui Maria è variamente protagonista: la Immacolata Concezione di Lei, che già la distingue in tutto il genere umano che nasce triste erede della colpa di Adamo, dalla quale Maria è miracolosamente preservata; e la misteriosa e verginale concezione di Cristo nel seno di Maria, per opera dello Spirito Santo (Lc 1,35) e, se il peccato è causa della morte ( Rm 5,13), da cui l’uomo nella primigenia idea di Dio doveva essere esente, ecco l’innocenza, ristabilita nella benedetta fra tutte le donne, costituire un primo titolo all’immortalità anche fisica della Madonna. Poi il grande mistero dell’Incarnazione, cioè della maternità ineffabile e umana per cui Maria diventa Madre di Gesù Cristo, che è Dio, e così a Lui connaturata da essere definita «figlia del suo Figlio» (Dante); nuovo, sommo titolo questo che tanto inserisce Maria nel piano della Redenzione, che noi La ritroveremo al Calvario (cf Lc 2,35; Gv 19,26-27) e poi nel Cenacolo il giorno della Pentecoste. Non per nulla Maria, illuminata da Spirito profetico, nel canto del Magnificat, previde e proclamò: «Beata mi diranno tutte le generazioni» (Lc 1,48). E al suo presagio risponde la Chiesa con tutti i suoi Santi, con i suoi Pastori e Dottori, con il coro dei credenti, tutti cercando in quel misterioso stato di pienezza, di beatitudine e di gloria, che chiamiamo cielo, la Regina del cielo. Questo è il primo quadro della nostra contemplazione di Maria santissima assunta col suo virgineo corpo e con la sua purissima anima, accanto a Cristo nel regno eterno di Lui: la realtà, la certezza dell’apoteosi vitale e soprannaturale della perfetta ed integra sua umanità.
Lo Spirito Santo in Maria
Sarà, allora, sorgente di grande conforto, per gli animi nostri, indugiarci alquanto nella contemplazione gaudiosa delle principali operazioni dello Spirito di Cristo sull’eletta Madre di Dio. Fu lo Spirito Santo che, riempiendo di grazia la persona di Maria nel primo istante del suo concepimento la redense in modo più sublime in vista dei meriti di Cristo Salvatore del genere umano e la rese quindi Immacolata; fu lo Spirito Santo che, sopravvenendo in lei, le ispirò il consenso, a nome del genere umano, alla concezione verginale del Figlio dell’Altissimo e ne fecondò il seno affinché desse alla luce il Salvatore del suo popolo, sovrano di un regno imperituro (cf Lc 1,35-38); fu ancora lo Spirito Santo che ne infiammò l’animo di giubilo e di riconoscenza, stimolandola così a sciogliere a Dio, suo salvatore, il cantico Magnificat (cf Lc 1,45-55); fu parimenti lo Spirito Santo che suggerì alla Vergine il buon consiglio di conservare fedelmente nel suo cuore il ricordo delle parole e dei fatti concernenti la nascita e l’infanzia del suo Unigenito, ai quali Ella aveva preso parte così intima ed amorosa (cf Lc 2,19.33.51); fu sempre lo Spirito Santo che spinse Maria a sollecitare amabilmente dal Figlio suo il prodigio della conversione dell’acqua in vino alle nozze di Cana, col quale Gesù diede inizio alla sua attività taumaturgica, provocando la fede dei suoi discepoli (cf Gv 2,11); fu nuovamente lo Spirito Santo che sostenne l’animo della Madre di Gesù, presente ai piedi della sua Croce, ispirandole, come già nell’Annunciazione, il Fiat alla volontà del Padre celeste, che la voleva maternamente associata al sacrificio del Figlio per la redenzione del genere umano (cf Gv 19,25); fu ancora lo Spirito Santo che dilatò, con immensa carità, il cuore della Madre dolorosa, affinché accogliesse dalle labbra del Figlio, quale suo estremo testamento, la missione di Madre nei riguardi del discepolo prediletto Giovanni (cf Gv 19,26-27), prefigurante, «secondo il perenne senso della Chiesa», la sua maternità spirituale a beneficio dell’intera umanità; fu di nuovo lo Spirito Santo che elevò Maria, sulle ali della più fervida carità, al ruolo di Orante per eccellenza del Cenacolo, dove i discepoli di Gesù erano «tutti assidui e concordi nella preghiera insieme con varie donne, nominatamente Maria la Madre di Gesù» (At 1,14), in attesa del promesso Paraclito; fu, infine, lo Spirito Santo che divampando con supremo ardore nell’animo di Maria pellegrina sulla terra, la rese bramosissima di riunirsi al Figlio glorioso e con ciò la dispose a conseguire degnamente, a coronamento dei suoi privilegi, quello dell’Assunzione in anima e corpo al cielo, secondo la definizione dogmatica di cui, come ricordiamo con particolare commozione ricorre quest’anno il XXV anniversario. Ma non si concluse con l’Assunzione gloriosa la missione di Maria, quale socia dello Spirito di Cristo nel mistero della salvezza.
Benché assorta nella contemplazione gaudiosa della Trinità beata, Ella continua ad essere presente spiritualmente a tutti i figli della redenzione, sempre stimolata al suo nobilissimo ufficio dell’Amore Increato, anima del Corpo mistico e suo motore supremo.
Se vuoi essere cristiano devi essere mariano
Qual è la questione che oggi assorbe, si può dire, tutto il pensiero religioso, tutto lo studio teologico, e che, lo avverta egli o no, tormenta l’uomo moderno? È la questione del Cristo. Chi Egli sia, come sia venuto fra noi, quale sia la sua missione, la sua dottrina, il suo essere divino, il suo essere umano, la sua inserzione nell’umanità, la sua relazione e la sua rilevanza con i destini umani. Cristo domina il pensiero, domina la storia, domina la concezione dell’uomo, domina la questione capitale dell’umana salvezza. E come è venuto Cristo fra noi? È venuto da sé? È venuto senza alcuna relazione, senza alcuna cooperazione da parte dell’umanità? Può essere conosciuto, capito, considerato prescindendo dai rapporti reali, storici, esistenziali, che la sua apparizione nel mondo necessariamente comporta? È chiaro che no. Il mistero di Cristo è inserito in un disegno divino di partecipazione umana. Egli è venuto fra noi seguendo la via della generazione umana. Ha voluto avere una Madre; ha voluto incarnarsi mediante il mistero vitale d’una Donna, della Donna benedetta fra tutte. Dice l’Apostolo, che ha tracciato la struttura teologica fondamentale del cristianesimo: «Quando arrivò la pienezza del tempo, Dio mando il Figlio suo, nato da Donna… (Gal 4,4)». E «Maria - ci ricorda il Concilio – non fu strumento passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede ed ubbidienza» (LG 56). Questa dunque non è una circostanza occasionale, secondaria, trascurabile; essa fa parte essenziale, e per noi uomini importantissima, bellissima, dolcissima del mistero della salvezza: Cristo a noi è venuto da Maria; lo abbiamo ricevuto da Lei; lo incontriamo come il fiore dell’umanità aperto su lo stelo immacolato e verginale, che è Maria; «così è germinato questo fiore». Come nella statua della Madonna di Bonaria, Cristo ci appare nelle braccia di Maria; è da Lei che noi lo abbiamo, nella sua primissima relazione con noi; Egli è uomo come noi, è nostro fratello per il ministero materno di Maria. Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce.